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Perché proibire la cannabis, semplicemente, non ha senso

La più consumata, meno dannosa e la più combattuta

1,25 milioni: è il numero di reati rilevati in tutta Europa legati allo spaccio e al consumo di sostanze stupefacenti illegali. Tra questi, 781mila sono connessi al consumo di cannabis e 116mila alla sua vendita. In totale, fanno 897mila. Il 71,7% sul totale. Sette su dieci.

Per una pratica, quella di fumare le canne, che è legale, o tollerata in molti stati degli Usa, in Olanda, in Svizzera, in Spagna, in Portogallo, in Uruguay. E che è, nonostante il proibizionismo, abitudine quotidiana di una larga fetta di società: in Francia e Germania, paesi in cui la cannabis è illegale quanto in Italia, più di una persone su cinque con età compresa tra i 15 e i 64 anni ha fatto uso di cannabis almeno una volta nel mese precedente in cui gli è stata posta la domanda. In Italia, questa percentuale scende in una forbice che va dal 10 al 20%.

Altre statistiche di qualche anno fa dicono che i consumatori abituali e occasionali di cannabis, in Italia, sono circa 3,5 milioni, l’8,7% della popolazione complessiva. Due punti percentuali in più rispetto alla media europea.

La Direzione Nazionale Antimafia parla «di un mercato di dimensioni gigantesche» in cui è movimentata una quantità di cannabis tra le 1500 e le 3000 tonnellate all’anno. Movimentata, sovente se non quasi sempre, dalla criminalità organizzata, che di quel gigantesco mercato trae una fonte di reddito importante.

[box type=”info” align=”aligncenter” class=”” width=””]I consumatori abituali e occasionali di cannabis, in Italia, sono circa 3,5 milioni, l’8,7% della popolazione complessiva[/box]

Delle due, una: se la cannabis è una sostanza molto pericolosa e dannosa per la salute, tale da giustificare il proibizionismo italiano, c’è qualcosa che non va tra le maglie della prevenzione e della repressione di questa pratica, visto che il consumo e sempre più alto. Se invece la cannabis è una sostanza psicoattiva non più dannosa di alcol o tabacco, oltreché altrettanto diffusa, non si comprende come mai debba remunerare attività e organizzazioni criminali.

Noi apparteniamo al secondo partito. Piaccia o meno, riteniamo che oggi, quando si parla di droga in Europa, si parli d’altro, non certo di cannabis. L’ultima relazione europea sulle droghe ha mappato 101 nuove sostanze introdotte o sintetizzate nel Continente. È nella lotta e nella prevenzione di queste nuove abitudini, ben più pericolose, che andrebbero concentrate le energie investigative, punitive, sanitarie: «Spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro sia opportuna una depenalizzazione della materia», scrive ancora la Dna.

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Tutto tace dalle stanze governative, nonostante diversi studi ipotizzino un extra gettito attorno ai 7-10 miliardi con la legalizzazione[/box]

Tutto tace, nel frattempo, dalle stanze governative, nonostante diversi studi ipotizzino unextra gettito attorno ai 7-10 miliardi – un tesoretto, direbbe qualcuno – con la legalizzazione. Pavidità? Moralismo? Possibile. Ma è anche possibile che di fronte a un tema così divisivo, non ce la si senta di prendere posizione, non senza un gruppo di pressione alle spalle, perlomeno.

Ecco perché oggi, nel nostro speciale domenicale, vogliamo parlare di droghe, leggere e non. Perché per agire, prima bisogna sapere.

Fonte: Linkiesta

 

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