Legalizzazione marijuana ricreativa. E’ la volta del Messico?

Non solo grida di gioia ma anche di collera quelle che decine di messicani hanno emesso per accogliere, mercoledi’ 4 novembre, l’autorizzazione del primo club di coltivazione della marijuana, rilasciata dalla Corte Suprema del Messico. Nel cuore della capitale, davanti alla piu’ alta istanza giuridica del Paese, i manifestanti brandivano dei cartelli a favore o contro la sentenza, nel bel mezzo di effluvi di erba in fumo. Questa decisione storica della legalizzazione della marijuana avviene in un Paese vittima della violenza dei cartelli della droga.
Quattro dei cinque giudici della prima camera della Corte suprema hanno votato a favore del ricorso costituzionale depositato dalla Societa’ messicana di autoconsumo responsabile e tollerante (SMART). Da mercoledi’, questo cannabis club e’ autorizzato a piantare, raccogliere, trasportare e fumare della marijuana a fini ricreativi e non-lucrativi. “La nostra decisione e’ basata sul diritto al libero sviluppo della persona”, ha spiegato il giudice Arturo Zaldivar, autore del progetto di sentenza.
Fallimento della lotta contro il narcotraffico
Comunque la marijuana non e’ legalizzata. L’autorizzazione si applica unicamente ai quattro ricorrenti. Questi membri dello SMART -due avvocati, un contabile e un militante del settore sociale- assicurano di non fumare marijuana. “Il nostro scopo e’ di aprire un dibattito nazionale di fronte alla sconfitta della lotta contro la violenza del narcotraffico”, ha detto uno di loro, Juan Francisco Torres. La guerra dei cartelli contro il governo ha fatto 100.000 morti e 25.000 dispersi in nove anni.
“Io rispetto la decisione della giustizia”, ha reagito i presidente messicano, Enrique Pena Nieto, che si e’ dichiarato contrario alla legalizzazione degli stupefacenti. Si e’ pero’ detto “aperto al dibattito” ricordando che la sentenza “non rimette in causa la lotta contro il crimine organizzato”.
A seguire, le reazioni di intellettuali, artisti, esperti o militanti di diverse associazioni, sono piovute sui media. “La marijuana compromette lo sviluppo motorio e psicologico dei giovani”, ha fustigato Consuelo Mendoza, presidente dell’associazione dei genitori. E il disegnatore della carta stampata Rafael Barajas, alias El Fisgòn, in reazione sul quotidiano La Jornada: “Se la legalizzazione fosse gia’ esistita, non non avremmo avuto violenza”, sottolineando che la cannabis e’ legale in quattro Stati americani e in Uruguay.
Solo il 23% dei messicani e’ favorevole alla legalizzazione
La polemica impazza in Messico, grosso produttore di marijuana. Solo il 23% dei messicani e’ favorevole ad una legalizzazione del consumo ricreativo, secondo un sondaggio dell’Istituto Parametria. Ma la decisione ha un precedente: visto che ci sono altri quattro giudizi simili della Corte suprema, il consumo sara’ legalizzato in tutto il Paese. Una valanga di ricorsi potrebbe abbattersi sugli alti magistrati. Il giudice Zaldivar fa appello piuttosto a “un dibattito parlamentare democratico” rinviando la palla ai legislatori.
Nove senatori del PRD hanno depositato un progetto di legge per autorizzare l’uso ludico e medico della marijuana. Dal suo canto, John Kirby, portavoce del Dipartimento di Stato degli Usa, ha dichiarato che Washington rispetta la decisione della Corte Suprema messicana e sottolinea l’importanza della cooperazione tra Stati Uniti e Messico nella lotta contro il narcotraffico.
A Citta’ del Messico, dove la legge locale autorizza il possesso di cinque grammi di marijuana, il Sindaco Miguel Angel Mancera, e’ impegnato per una legalizzazione del consumo della cannabis a fini terapeutici. Secondo Parametria, questa proposta e’ sostenuta dall’80% dei messicani.

(Articolo di Frédéric Saliba, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 08/11/2015) 

fonte: ADUC

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