Coltivare canapa industriale: quanto si guadagna?

Quanto si guadagna a coltivare canapa? La domanda sorge spontanea ed è più che legittima, specie considerando il panorama deprimente dell’agricoltura in Italia ai giorni nostri.

La risposta, o meglio le risposte, non sono naturalmente scontate, ma è doveroso farci due conti, come sono usi a fare gli agricoltori, con i piedi ben piantati per terra e la faccia esposta a tutti i venti.

Dai dati aggiornati in nostro possesso, cercheremo di evidenziare alcuni fattori critici ed infine indicare quelle strategie produttive che possono orientare le scelte di coloro che vogliono oggi riprendere a coltivare canapa in modo redditizio.

Si parla dunque delle sementi -varietà, risultati attesi e problematiche di approvvigionamento – della preparazione del terreno, della raccolta – metodi e macchine e produzioni attese.

Ricapitolando i costi imputabili ad un ettaro coltivato si aggirano tra 900 e 1000 euro.

I ricavi della vendita dei prodotti agricoli, paglie e semi, sarebbero mediamente di 2400 euro, lasciando quindi all’agricoltore un margine lordo di circa 1400 euro. Questi risultati economici sono alla portata della maggior parte delle aziende agricole che operano in Italia, ma ci saranno differenze significative in più o in meno dipendenti da alcune variabili e cioè qualità e preparazione del suolo, scelta della varietà, epoca di raccolta, efficienza delle macchine e perizia degli operatori, andamento climatico.

In generale possiamo dire che non è consigliabile coltivare piccoli e piccolissimi appezzamenti dove le macchine per trebbiare non hanno accesso. A questi agricoltori che vogliono produrre la canapa per usi specifici, come la fitoterapia, l’estrazione di olii essenziali, la produzione di birra alla canapa, la cosmesi, le tisane, in cui non necessitano quantità importanti di prodotto, ma una maggiore attenzione alla qualità, consigliamo di studiare metodi di coltivazioni alternativi.
La strada maestra per le produzioni a pieno campo, dai 3 ettari in su, si focalizza sulla produzione di semi per olio e sulla prima lavorazione delle paglie vicino al luogo di coltivazione.

La strategia che Toscanapa intende perseguire stravolge l’impostazione standard di questo sistema agro-industriale perché intendiamo incentivare l’uso di macchinari mobili di stigliatura/cippatura nelle zone di produzione agricola, nei pressi di un centro di stoccaggio. Quando la riserva di materia prima sarà stata tutta lavorata, le macchine verranno trasportate in un altro centro di stoccaggio. In questo modo si dovrebbe limitare la circolazione di mezzi pesanti che trasportano le paglie, con benefici per l’ambiente e .. per le spese connesse, ed inoltre si possono costituire dei magazzini localizzati di prodotti , come il canapulo per l’edilizia, che altrimenti sarebbe troppo costoso consegnare a destinazione.

I conti economici sono sempre un’astrazione e vanno poi verificati nelle realtà produttive, che sono molto diverse l’una dall’altra. I dati che abbiamo utilizzato sono derivati dalla conoscenza diretta di operatori del settore, italiani ed europei, e da numerose verifiche “sul campo”.

Analizzando i risultati economici possiamo in conclusione dire che è senz’altro conveniente per l’operatore agricolo commercializzare un prodotto trasformato, anche all’ingrosso, piuttosto che limitarsi a vendere il seme e/o le balle di paglia di canapa. Poco cambia se si vende il trinciato solamente oppure il seme ed il trinciato.

I risultati economici migliori in assoluto si ottengono facendo trinciare le paglie e facendo pressare il seme per ricavarne olio e farine proteiche, oppure decorticando il seme.

Divertitevi a definire un progetto produttivo, “dal seme alla tavola”, “dal campo al cantiere edile” ecc. e non dimenticate che …. bisogna sempre fare prodotti di qualità e … la strada è lunga ed irta di ostacoli tecnici e naturali, per cui occorre mettere in gioco tutto l’ingegno di cui saremo capaci.

Fonte: Toscanapa

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