Canapa vs petrolio: benvenuti nella nuova rivoluzione industriale

Immaginiamo un mondo senza petrolio. Un mondo senza plastica, asfalto, gasolio, benzina e tutti gli altri prodotti ottenuti mediante la raffinazione del petrolio. Un mondo basato sulle soluzioni, ecologiche, basato su menti ed intelletti nuovi, basato sulla libertà di pensiero.

Per parlare di questo è indispensabile introdurre il concetto di biomassa: con biomassa intendiamo tutto quell’insieme delle coltivazioni, degli scarti agricoli e forestali, dei bio carburanti e dei gas utilizzati a scopi energetici; in sintesi parliamo di sostanze di origine biologica in forma non fossile.

Nel 1940 Henry Ford dimostrò al mondo che è possibile ottenere dalla canapa quanto necessario per sostituire il petrolio. La canapa rappresenta la pianta con il più alto rendimento per ettaro, è la pianta che cresce più rigogliosa e più velocemente, e questo  anche in condizioni climatiche sfavorevoli. E’ una pianta legnosa che contiene il 77% di cellulosa; a paragone il legno produce un 60% di cellulosa, ma soprattutto con tempi estremamente più lunghi e con un’occupazione di terreno incredibilmente maggiore.

La canapa seminata in modo diradato (30 kg ettaro) cresce rigogliosa raggiungendo in 100 giorni altezze dai 3 ai 5 metri. Aumentando la quantità’ (50 – 100 kg per ettaro) si ottiene una pianta più piccola, ma con le stesse caratteristiche.

Il derivato del petrolio più importante è sicuramente la benzina, che può serenamente essere sostituita dall’etanolo di canapa. In funzione della sua alta resa in massa vegetale, la canapa è considerata ideale anche per la produzione di combustibili da biomasse come l’etanolo, considerato il carburante del futuro. Questo tipo di carburante alternativo al petrolio può essere prodotto su larga scala attraverso processi di pirolisi o fermentazione, in assenza di ossigeno. Dalla canapa è possibile ottenere anche una sorta di biodiesel di origine naturale che può essere sostitutivo parziale e per intero agli odierni gasoli, nafte e derivati. Il biodiesel deriva dalla transesterificazione degli oli vegetali effettuata con alcol etilico e metilico: ne risulta un combustibile puro, rinnovabile a bassissimo impatto ambientale, come per l’ etanolo.

“Perché esaurire le foreste che sono nate attraverso i secoli e le miniere che necessitano di molti anni per formarsi, se possiamo ottenere l’equivalente di una foresta e dei prodotti minerari attraverso la coltivazione annua dei campi di canapa?”

hemp-carIn questa frase di Henry Ford è racchiusa la sua ambiziosa visione: produrre autoveicoli interamente costruiti e alimentati con la canapa e i suoi derivati. Così nel 1941 la sua concezione diede alla luce la Hemp Body Car (nella foto), un prototipo interamente in plastica derivata dalla pianta, alimentata con etanolo di canapa (raffinato dai semi). Sfortunatamente Ford morì soltanto due anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la coltivazione della canapa venne resa illegale e il progetto cadde nell’oblio. In molti oggi sostengono che ciò accadde sotto le pressioni della nascente industria petrolchimica, che vedeva in un prodotto naturale e abbondante come la canapa una concorrenza da eliminare.

Oggi assistiamo ad una progressiva riabilitazione della pianta canapa. Sempre più persone riconoscono nella canapa una risorsa naturale e sostenibile sulla quale oggi il mondo potrebbe basare una nuova economia.

Per la rinascita della coltivazione della canapa non basta l’iniziativa di un singolo. E’ necessaria una base stabile, dove sperimentare i macchinari, regolare le produzioni e fornire le materie prime. La canapa oggi come in passato è il frutto di un impegno collettivo. Secondo la nostra visione è necessario approccio saggio, umile e co-creativo. Ci vogliono solamente persone vere ed imprenditori entusiasti.

Benvenuti a bordo, benvenuti nella nuova rivoluzione industriale,  ecologica, targata CANAPA!

Autore: Enrico

Fonte: Toscanapa.com

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